Racconti > Fausto

 

Scrivere qualcosa, sul Cammino, sul Trekking Guccininano.

... mmhh, ...

Sembra facile

Ma non lo è.

Davvero.

 

Se non l’hai provato, se non hai camminato, .. se non sei entrato lentamente nel “viaggio”, con il ritmo umano dei passi, se non ti hanno fatto male nell'ordine l’inguine, le ginocchia, le cosce, il tendine il tallone, le spalle se non hai visto e sentito il terreno su cui appoggiavi i piedi, se non hai ascoltato le parole dei tuoi compagni di viaggio, dormito in tenda, su un divano, e alla fine su un lettino, se non ti sei un po’ incazzato per la strada che non finiva mai, per chi rimaneva indietro, e per chi andava troppo avanti, o per il silenzio delle distese, interrotto dal rumore delle parole, se non hai provato la bellezza di “arrivare” alla meta, che fosse sotto un albero lungo la strada, o sotto il portico di non so cosa, in mezzo alla nebbia fitta, dopo aver camminato tanto, e esserti riposato mangiando un pezzo di cioccolata, e bevuto l’acqua che ti hanno dato, .. perché la tua l’hai lasciata nel B&B visto

che eri l’ultimo e sei uscito di corsa.

 

 

Se non hai visto infine l’omone entrare nel Mulino mentre tu cominciavi a scaldarti, bevendo vino e mangiando torta di mele e Tortino di Porretta al Cioccolato.

Senza aver provato di persona tutte queste esperienze, raccontarlo non è facile.

E potrebbe non essere sufficiente per capirlo.

 

Non so molto di Guccini l’ammetto, se non quello che può sapere una persona di 41 anni, e che vive da 18 a Bologna.

Ma ricordo una canzone che piaceva ascoltare a mia madre, che parlava, di un incontro triste e romantico nel centro di Bologna sotto le Torri che si alzavano in un gesto barocco, mentre in una via volavano velieri come in un porto canale, e che ho rivisto qualche anno dopo, in una tavola di Tiziano Sclavi e di suo figlio Dylan Dog... o in qualche quadro.

 

Da allora Guccini è rimasto strettamente collegato a quelle canzone non so perché, e ad un fumetto di Andrea Pazienza in viaggio partigiano con Pertini, riaffiorando però spessissimo in questi anni in tante occasioni, assieme ai miei amici molto più esperti di me in questioni musicale e canore.

 

E li in quel quadro autunnale, dietro alla porta in legno, ho visto fumare una sigaretta e bere un bicchiere di vino, come mi ero immaginato quando ci avevo pensato.

 

E un po’ mi è dispiaciuto, perché ho visto Guccini stanco, e pensieroso, e nonostante tutto così forte quando parlava e raccontava... e dentro all'emozione fortissima di essere vicino ad un Anima così grande, causa anche il tempo che sembrava volare, provavo la pena di non potergli chiedere nulla, di non potergli parlare del nostro presente, come si farebbe con un amico di cui ti fidi.

 

In genere tendo a curare la solitudine, per godere più della compagnia, e riuscire ad ascoltare e trovare tutto quello che la scarsità del tempo, il lavoro, la fretta, in parte tendono a nascondere.

E devo anche dire che non sapevo nulla del cammino che mi accingevo a fare, ma sapevo solo che, come in quasi tutte le cose che faccio, mi ci sarei tuffato a bomba, come faccio ancora oggi quando arrivo nel mare azzurro, della mia casa qui in Sardegna...

Ed è stato un tuffo bellissimo, a cui è seguita, l’immersione in un mondo nuovo che mi ha dato un grandissima gioia.

 

E devo innanzitutto ringraziare Roberto.

Perché senza il suo invito e i suoi frequenti aggiornamenti, io e la mia testa eccentrica, ci saremmo dimenticati, o saremmo partiti senza la metà delle maglie.

 

Ma un grazie grande va ovviamente a tutti: a Luca innanzitutto, che, ...come dire... ha semplicemente reso possibile questa esperienza,,,, :)))

E Fabio, dal Cuore grande, e dalle parole generose.

Cesare e Attilio, che hanno rallegrato l’atmosfera dalla mattina a colazione, sino alla sera quando ci si ritrovava tutti assieme a cena, passando per i momenti più “sportivi” attraverso, strade, sentieri, chiese, borghi stupendi, boschi, salite, discese, pause soste, e riflessioni filosofiche, con la loro presenza cordiale e attenta.

Sabrina con il suo bel sorriso, e la sua vivacità, e la sua presenza femminile.

Marco e Paolo, le due guide Navajo, riferimenti costanti durante il cammino.

Carlo che sulla distanza è diventato inesorabile, e Marco controfigura di Piero Pelù nelle scene pericolose.

E Moreno, Renzo, Samanta e i suoi due bimbi, che l’ultimo giorno son stati sempre in testa al gruppo.

E Silvano e Maria Rosa, che ci hanno accolto.

 

E poi lui, Francesco Guccini, che è venuto per noi e per stare con noi.

 

Tanta roba, tanta roba. Di più non riuscirei a dire, perché mi sembrerebbe sempre di trascurare qualcosa o qualcuno.

 

Chiudo dicendo ciò che mi viene direttamente dal cuore.

E' stata proprio una gran bella avventura ragazzi, e come ha detto Cesare, sono orgoglioso di poter dire...:

 

“IO C’ERO!!!”

 

(Fausto Lobrano)